materials

Review: G.W.F. Hegel, “Scritti giovanili” (Luca Illetterati, «Alias», 13.04.2016)

Siamo lieti di proporre la recensione di Luca Illetterati, apparsa su «Alias», inserto culturale de il manifesto, del 13 aprile, alla nuova traduzione degli Scritti giovanili di G.W.F. Hegel (Orthotes Editrice, 2015).

***

Nel 1907 Hermann Nohl, allora assistente di Wilhelm Dilthey, pubblicò un libro del quale non era l’autore, ma che lo rese ben più famoso dei lavori che andò successivamente scrivendo e pubblicando. Il libro raccoglieva infatti una serie di testi di Hegel risalenti al periodo giovanile, che il filosofo di Stoccarda non aveva mai pubblicato e che gettavano uno sguardo nuovo e interessante sulla sua filosofia, in particolare sulla sua genesi e sulle motivazioni profonde da cui essa, a quel punto, e cioè alla luce di quei testi, sembrava emergere e svilupparsi. Il libro, pondereso, metteva insieme testi del periodo in cui Hegel era ancora studente presso il Ginnasio di Stoccarda, fino a testi del periodo di Francoforte, quando Hegel si ricongiunse all’amico più caro degli anni dello studio universitario, e cioè Hölderlin, prima di ritrovarsi con l’altro amico degli anni universitari, e cioè Schelling, per dare inizio al suo lavoro accademico, finalmente come filosofo, all’università di Jena.

Da questi testi emergeva un’immagine non immediatamente coerente con quella del grande filosofo sistematico, del pensatore, cioè, che dalla cattedra più importante della Germania degli anni ‘20, quella di Berlino, parlava della storia universale e dello spirito assoluto. Negli anni giovanili Hegel appariva infatti persino scettico e talvolta sarcastico nei confronti della filosofia, o comunque nei confronti di qualsiasi pensiero che non riuscisse a farsi carico dei bisogni del tempo, che non riuscisse a rendere ragione delle lacerazioni profonde che a tutti i livelli – politico, economico, religioso, estetico – attraversavano, al suo sguardo, non solo la Germania del tempo, ma in generale tutta l’epoca moderna.

Nohl riunì tutti i testi ritrovati – forzando non poco la mano sul piano filologico, ad esempio considerando i diversi frammenti come parti di lavori omogenei a cui egli diede anche dei titoli specifici – all’interno di un’opera che recava come titolo, Scritti teologici giovanili. E con questo titolo essi comparvero in italiano nel 1972 sotto la cura di Edoardo Mirri. Altrettanto, con questa denominazione vennero sempre utilizzati dagli studiosi, anche se la maggior parte di essi ha perlopiù contestato l’idea a cui il titolo rimandava, l’idea cioè di uno Hegel prima teologo e poi filosofo. In particolare ciò che il titolo sembrava perlomeno mettere in ombra era la carica illuministica di alcuni di quei testi, lo sguardo storico e l’interesse politico del giovane Hegel, l’insistenza sulla religione come costruzione storica o come elemento nel quale si coagula lo spirito di un tempo e di una società, piuttosto che su questioni dottrinarie e dunque teologiche in senso proprio. Uno dei critici più potenti di quella titolazione e di ciò che essa implicava fu György Lukács, il quale nel suo celebre libro sul giovane Hegel accusa Nohl e il suo maestro Dilthey di faziosità reazionaria, di voler cioè inculcare la convinzione che la teologia sia la base e il punto di partenza di tutto il pensiero hegeliano, il quale andrebbe perciò letto come uno sviluppo sistematico di istanze essenzialmente teologiche. E questo, aggiunge Lukács, anche se il lettore avveduto troverà in questi scritti chiamati “teologici” ben poco di teologico e “incontrerà anzi un atteggiamento nettamente ostile alla teologia”.

A più di quarant’anni di distanza da quella prima traduzione esce ora, sempre sotto la cura di Mirri, una nuova traduzione di quei testi (G.W.F. Hegel, Scritti giovanili, pp. 705, Orthotes Editrice, 2015) condotta però non più come la precedente sull’edizione Nohl, ma sulla nuova edizione critica, la quale non solo ha smembrato la tensione unificante dell’allievo di Dilthey restituendo ai testi la natura frammentaria che possedevano, non solo ha rimesso mano alla datazione degli scritti sulla base di criteri filologici scientifici, ma ha soprattutto cambiato il titolo dell’opera, togliendo l’ingombrante aggettivo che ne faceva, appunto, degli scritti teologici e lasciandoli, coerentemente con la discussione prodotta dalla precedente titolazione, nella loro neutralità di testi giovanili.

Una scelta che sembra non piacere al curatore dell’edizione italiana, il quale si mostra per molti versi più vicino alla prima edizione che non a questa nuova, di cui pure riconosce i vantaggi sul piano filologico e scientifico. Parlando dell’edizione del 1907, infatti, proprio all’inizio dell’introduzione, egli scrive: “Un vero capolavoro, perché sia pur facendo forza sulla realtà dei manoscritti, frammentari come si sa e riguardanti temi assai diversi (…) il Nohl seppe indicare con grande efficacia la genesi e la natura del pensiero hegeliano (…): una genesi e una natura teologica” (8).

E’ difficile non notare come tale riconoscimento – di una genesi e di una sostanza essenzialmente teologica del pensiero hegeliano – per quanto si ponga a livello interpretativo generale e non vada a inficiare la traduzione scorrevole ed elegante, rischi comunque di mettere in ombra uno dei risultati più significativi non solo della nuova edizione critica, ma anche della maggior parte degli studi sulla formazione del pensiero hegeliano che, al di là della lettura ideologica che innerva il lavoro di Lukács, ha avuto in Italia, a partire soprattutto dagli anni ’70 del secolo scorso (si pensi a Lacorte, Lugarini, Bodei, Chiereghin, Cantillo, solo per citare alcuni nomi)  uno dei punti di riferimento a livello internazionale.

Luca Illetterati

Printable Version