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Recensione: A. De Laurentiis, S. Whited (eds.), “Hegel and Metaphysics. On Logic and Ontology in the System” (D. Dalla Rosa)

Siamo lieti di pubblicare la recensione di Davide Dalla Rosa al testo Hegel and Metaphysics. On Logic and Ontology in the System a cura di Allegra De Laurentiis e Soren Whited nel 2016. La recensione è uscita nella rivista online Universa. Recensioni di Filosofia, edita dai dottorandi dell’Università degli Studi di Padova con l’aiuto di giovani ricercatori padovani.

Per chi desiderasse accedere alla versione scaricabile del testo in formato PDF, questo il link.

Allegra De Laurentiis, Soren Whited (eds.), Hegel and Metaphysics. On Logic and Ontology in the System, De Gruyter, 2016, pp. 233, € 99.95, ISBN 9783110427233

Il volume edito da Allegra de Laurentiis si concentra sul rapporto fra Hegel e il concetto di metafisica, focalizzandosi in particolare sul dibattito fra le interpretazioni metafisiche e non-metafisiche della filosofia di Hegel, dibattito che ha visto protagonisti negli ultimi decenni soprattutto gli interpreti hegeliani di area anglo-americana. Il libro è un volume collettaneo che raccoglie gli interventi presentati nell’ambito del meeting “Hegel Without Metaphysics?”, della Hegel Society of America, che ha avuto luogo nel 2014 presso la Northwestern University nell’Illinois.

Nell’Introduzione, la Curatrice presenta i nuclei concettuali attorno ai quali ruotano i contributi. Dopo un breve accenno allo stato della metafisica nella filosofia contemporanea e al fallimento dei tentativi di superamento e di eliminazione messi in atto da alcune correnti filosofiche (p.1), De Laurentiis si volge al problema della metafisica in Hegel, mettendone in evidenza innanzitutto l’intrinseca problematicità, nonché la difficoltà nel mantenere una opposizione forte tra interpretazioni metafisiche e non.-metafisiche della sua filosofia. Pur rifiutando un certo tipo di metafisica, infatti, Hegel sembrerebbe teorizzarne un genere positivo, richiamandosi soprattutto alla lezione della filosofia di Aristotele (p.2).

I tredici contributi della collettanea sono accomunati dall’allineamento contro le interpretazioni non-metafisiche della filosofia di Hegel. Appellandosi a fonti testuali simili, ma seguendo percorsi argomentativi differenti, tutti gli autori dei contributi sono concordi nell’attribuire a Hegel un rapporto positivo con il concetto di metafisica o almeno con un peculiare genere di metafisica.

Nel primo contributo, Alpen Türken sottolinea l’importanza fondamentale della considerazione del concetto di vera infinità al fine di ottenere una comprensione adeguata della filosofia di Hegel. Come specificato da Türken, la focalizzazione sul concetto di “vera infinità” dovrebbe essere funzionale ad un duplice scopo: dal punto di vista interpretativo, il concetto di “vera infinità” sarebbe necessario per qualunque interpretazione che volesse tentare un confronto fra Hegel e i problemi della filosofia contemporanea, intento tipico, secondo l’Autore, delle interpretazioni non-metafisiche; la “vera infinità” sarebbe, inoltre, un elemento chiave dal punto di vista concettuale per comprendere l’innovatività della filosofia speculativa hegeliana rispetto a quella kantiana. Dopo essersi confrontato criticamente con Pippin e Brandom (p. 20), Türken conclude decretando l’incapacità dimostrata dalle interpretazioni non-metafisiche di rendere conto adeguatamente del concetto di “vera infinità”, rimarcando l’importanza di questa nozione per qualunque sforzo di interpretazione o di attualizzazione di Hegel.

Nel secondo contributo, Chong-Fuk Lau intende delineare il rapporto tra metafisica e logica nella filosofia hegeliana, proponendo un approccio deflazionista alla metafisica, che secondo Lau verrebbe inglobata nella logica, la quale diverrebbe a sua volta una “logico-metaphysics” (p.27). Attraverso un’argomentazione non sempre perspicua, Lau sostiene che la (logico-)metafisica hegeliana sarebbe una forma di meta-conoscenza o conoscenza di secondo grado, che si contrappone alla metafisica tradizionale, la quale sarebbe una forma di “first-order cognition” (p.28). Secondo l’autore, infatti, la riforma della metafisica tradizionale operata da Hegel avrebbe avuto successo proprio in virtù della capacità auto-riflessiva della ragione come si dispiega tanto nella Logica quanto nella Realphilosophie, che si configurerebbe a sua volta come una riflessione di secondo livello rispetto alla filosofia della natura e dello spirito.

Il terzo contributo, ad opera di Glenn Magee, è molto chiaro e ben strutturato. In primo luogo Magee fornisce un esempio di definizione del concetto di metafisica adottato criticamente da Robert Pippin – che difende un’interpretazione non-metafisica di Hegel – al fine di caratterizzare per contrasto la propria interpretazione non-metafisica. Pippin caratterizza l’interpretazione metafisica come quella secondo cui Hegel sarebbe il sostenitore di una metafisica monistica di stampo teologico, ovvero sarebbe il teorico di una realtà che consiste nella auto-posizione di un’entità equivalente alla mente di Dio (p.43). Magee non ritiene però che l’immagine della metafisica hegeliana tratteggiata da Pippin sia soddisfacente. Dopo aver chiarito quali sono i modi in cui gli interpreti non-metafisici si approcciano alla filosofia di Hegel (p.44), Magee sviluppa il suo contributo da un punto di vista autenticamente interpretativo, discutendo analiticamente alcune evidenze testuali nell’opera di Hegel (la lettera a Niethammer del 1812, il Vorbegriff dell’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche e la Scienza della Logica), per mostrare come alcune definizioni del concetto di metafisica adottate dagli interpreti non-metafisici – non sempre risultanti da un attraversamento interno ai testi – siano inadeguate. Al contrario, secondo l’Autore, Hegel svilupperebbe una forma peculiare di metafisica all’interno del proprio sistema filosofico, connessa in maniera essenziale con una concezione non trascendente dell’Assoluto (p.51).

Nel suo contributo Richard Winfield si impegna in una operazione teoretica forse eccessivamente ambiziosa. L’obiettivo del suo contributo è difendere l’idea secondo la quale la metafisica hegeliana sarebbe in grado di resistere alla critica alla metafisica mossa da Nietzsche e dagli interpreti post-moderni, i quali vedrebbero nella metafisica l’emblema del primato di una ragione conoscitiva meramente calcolante e astratta (p.62). A detta dell’Autore, Hegel riuscirebbe a conseguire un superamento del superamento della metafisica proposto da tali interpreti tramite la Scienza della Logica e la Fenomenologia dello Spirito (p.68).

Il contributo di Andrew Buchwalter prende le mosse dalla constatazione di una tendenza interpretativa riguardante la filosofia pratica hegeliana con cui egli si trova in disaccordo. Molti interpreti, tra cui si possono menzionare Terry Pinkard, Robert Pippin, Robert Solomon, Charles Taylor e Axel Honneth, hanno ritenuto che la filosofia pratica di Hegel sia comprensibile in maniera corretta se questa viene svincolata dalle dottrine logico-metafisiche avanzate dallo stesso Hegel nelle sue opere. Seguendo una linea argomentativa convincente, che per certi versi ricorda quella del saggio di Magee, Buchwalter esamina tre nuclei tematici della filosofia di Hegel: 1) Spirito oggettivo; 2) Libertà realizzata e libertà dell’azione; 3) Concezione della dialettica. Attraverso l’esame critico di questi tre temi, l’Autore intende sottolineare l’importanza della metafisica nell’economia dell’intera filosofia pratica di Hegel.

Giacomo Rinaldi si occupa nel suo contributo del concetto di auto-coscienza, sostenendo che tale concetto sia centrale per le interpretazioni non metafisiche di Hegel. Rinaldi ritiene che la metafisica hegeliana debba differenziarsi nettamente da altre teorizzazioni di questo concetto e dedica il primo paragrafo del suo contributo ad un inquadramento della teoria hegeliana in opposizione, ad esempio, alla metafisica spinozistica e a quella della Scolastica. Su questo sfondo si colloca la trattazione del concetto di autocoscienza, che viene descritto come perno delle interpretazioni non-metafisiche per il ruolo che esso gioca nella Fenomenologia dello Spirito, ma che Rinaldi dimostra, in modo convincente, essere essenzialmente legato ai presupposti metafisici della filosofia di Hegel.

L’articolo di Elena Ficara si rivolge al rapporto fra logica e metafisica con un’attenzione particolare al dibattito contemporaneo sullo statuto della metafisica e della logica. Nello specifico, Ficara isola (p.114) cinque tesi sulla logica hegeliana che risultano da un attraversamento dei testi di Hegel:

  • Hegel accoglierebbe la svolta trascendentale kantiana per quanto concerne la tesi che la metafisica consisterebbe anche (ma non soltanto) in un’analisi delle determinazioni di pensiero;
  • Le determinazioni di pensiero sarebbero però, secondo Hegel, anche determinazioni che esprimono l’essenza delle cose;
  • La logica consiste in una teoria delle forme logiche, che è anche una “logica naturale” o “metafisica”, cioè la rete implicita di teorie attraverso le quali ci si trova in un rapporto conoscitivo con il mondo;
  • La metafisica intesa in questo senso sarebbe co-essenziale alla nostra natura di individui pensanti;
  • Esisterebbe una metafisica che si può definire in qualche misura connaturata al genere umano. Dopo aver proposto un interessante e ben condotto confronto di ciascuna delle tesi con alcune opzioni teoriche in logica e metafisica, Ficara conclude affermando la prossimità al contemporaneo della concezione hegeliana della metafisica, nella misura in cui essa condivide con alcune teorie, come quella di David Armstrong, il carattere di impresa dinamica, critica e autocorrettiva della rete logica delle determinazioni di pensiero attraverso le quali pensiamo la realtà (p.117).

Angelica Nuzzo suggerisce nel suo contributo di identificare la metafisica hegeliana con una logica dialettico-speculativa – differente dalla logica trascendentale kantiana, pur essendo questa ultima identificata da Kant a sua volta, in modo analogo a Hegel, con la metafisica (p.126) – la cui caratteristica più eminente è quella di esprimere una processualità priva di soggetto. Il baricentro della trattazione è spostato integralmente sul concetto di logica sviluppato da Hegel e sulla essenzialità della nozione di pensiero oggettivo (p.130) ai fini della comprensione della metafisica hegeliana come logica dialettico-speculativa o auto-sviluppo immanente delle determinazioni di pensiero oggettive (p.131).

Robert Bernasconi affronta il problema della metafisica in Hegel trovando in Fede e Sapere, in combinazione con l’Introduzione al Kritisches Journal dove il testo è stato pubblicato, le opere all’interno delle quali trovare il materiale di consultazione più utile e significativo. Questa mossa interpretativa si deve ad un rilievo filosofico specificato a p.136: secondo l’Autore, infatti, la “nuova” metafisica hegeliana è comprensibile solo a patto di tenere in considerazione il rapporto che essa intrattiene con la storia della filosofia, rapporto che viene reso chiaro da Hegel nei due scritti appena menzionati.

Il contributo di Paul Giladi mira a dimostrare che Hegel si impegnerebbe effettivamente in “commitments” di tipo metafisico (contro dunque le letture non-metafisiche) e che la metafisica hegeliana consisterebbe in una forma di “speculative naturalism”, ovvero in un’originale mescolanza fra la filosofia prima aristotelica e la filosofia critica di Kant (p.149). Giladi caratterizza la metafisica hegeliana nei termini di un naturalismo speculativo (p.159), descrivendo tale genere di naturalismo come non riduzionista ed immanentista.

Il contributo di Susanne Herrmann-Sinai affronta la filosofia hegeliana dell’azione e il ruolo che in essa gioca il concetto di metafisica sviluppato da Hegel. Attraverso un’argomentazione ricca di riferimenti testuali, Sinai sostiene che sia possibile parlare di una “metafisica dell’azione” in Hegel, e che la teoria hegeliana dell’azione si situi nel “contesto sistematico” della autodeterminazione del Concetto nella Scienza della Logica (p.163). Tale tesi viene sostenuta dall’Autrice ponendo particolare attenzione al ruolo che la nozione di sillogismo nelle sue varie declinazioni riveste nella filosofia di Hegel (pp.167-75), soprattutto come espressione della libertà del pensiero di auto-determinarsi.

Andrew Davis approccia il ruolo della metafisica nel pensiero hegeliano trattando in maniera approfondita il tema del linguaggio e il suo rapporto con l’ontologia. Prendendo come riferimento critico alcune interpretazioni della filosofia di Hegel come una forma di idealismo linguistico (p.182), Davis si muove attraverso i luoghi classici della riflessione hegeliana sul linguaggio, come la sezione della Filosofia dello Spirito Soggettivo nell’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche sulla memoria (p.185), per affermare la subordinazione del linguaggio al pensiero e per denunciare l’insufficienza di una riflessione sul linguaggio in Hegel che non tenga conto della posizione che tale riflessione occupa nell’intero sistematico. Davis ritiene infatti che la nozione di “pensiero” sia di cruciale e primaria importanza per comprendere la filosofia di Hegel.

Nel saggio finale, ad opera di Michael Morris, si assiste ad una parziale variazione sul tema: il testo verte infatti sulla persistenza di alcune istanze della metafisica hegeliana nell’opera di Marx, segnatamente nell’Ideologia Tedesca. Tale operazione è condotta in contrasto con le letture non-metafisiche di Hegel, di cui mira a dimostrare l’inesattezza evidenziando la ricezione di alcune tesi di Hegel in Marx e la presenza, in Marx, di una filosofia sociale che è debitrice alla metafisica hegeliana.

Il volume curato da De Laurentiis è di grande utilità tanto per un lettore guidato da un interesse “selettivo”, cioè interessato solo a qualche aspetto del problema della metafisica in Hegel, quanto per chi volesse semplicemente avere un’illustrazione generale delle vie di accesso al problema. Il modo in cui i contenuti del volume sono organizzati non lascia però del tutto soddisfatti.

La natura di volume collettaneo, all’interno del quale sono raccolti dei contributi presentati all’interno di un congresso, consegna al lettore una serie di testi che muovono in un’unica direzione, ovvero verso le interpretazioni metafisiche del pensiero di Hegel. Di conseguenza, si può avvertire la mancanza di un controcanto non-metafisico, ovvero di una voce fuori dal coro che aiuti ad apprezzare anche le ragioni opposte a quelle dei tredici autori. Il dibattito è inoltre frastagliato, molto diversificato al suo interno e non esente da possibili confusioni concettuali. La presenza di un saggio introduttivo di chiarimento e contestualizzazione, soprattutto delle interpretazioni non-metafisiche, più ampio dell’Introduzione offerta dalla curatrice avrebbe forse giovato all’equilibrio dell’intera raccolta, fungendo da punto di riferimento per chi si accinga alla lettura dei saggi.

Davide Dalla Rosa, Università degli Studi di Padova

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