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Seminario: Andrea Lugoboni, “Un vincolo problematico: l’unità tra forza formatrice e vita nella filosofia kantiana” (Padova, 1 dicembre 2015)

Martedì 1 dicembre 2015 si terrà il primo incontro della serie di seminari intitolata Temi e problemi della filosofia classica tedesca. Il seminario è parte delle attività del Corso di Dottorato in Filosofia del Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) dell’Università degli Studi di Padova ed è coordinato dai professori Luca Illetterati, Francesca Menegoni e Antonio Nunziante.

Il primo incontro sarà tenuto dal Dott. Andrea Lugoboni (Università di Verona) che presenterà un contributo dal titolo Un vincolo problematico: l’unità tra forza formatrice e vita nella filosofia kantiana.

L’incontro si terrà alle ore 16.30 in Sala Stefanini (P.zza Capitaniato 3, Padova).

Segue l’abstract del contributo:

Abstract

Nell’intervento intendo dimostrare che la causalità della forza organica è concepita da Kant nella Critica del Giudizio in analogia ad altre forze “cieche”. Di questo tipo sono, per esempio, il genio, le azioni sintetiche dell’intelletto, nonché, in alcuni casi, la stessa facoltà di giudicare in generale. Si danno dunque forze che operano in analogia con la nostra causalità di agire secondo fini, pur senza essere guidate da un concetto. Ciò, a mio avviso, rende possibile spiegare perché la forza formatrice (bildende Kraft) non sia un analogo della vita: quest’ultima presuppone sempre una facoltà rappresentativa e una appetitiva. La distinzione tra vita e forza formatrice dà ragione della differenza tra pianta e animale e di quella tra le funzioni vegetative e quelle percettive e appetitive del vivente stesso. Mentre la vita è sempre considerata la causalità di una sostanza immateriale, la forza formatrice può essere intesa come una forza appartenente alla sostanza materiale stessa.

Ma un’altra questione si impone: se la contingenza contraddistingue la conformazione dell’organico, come pensare una causalità naturale che di continuo crea, agisce, dando luogo a effetti contingenti? E che cosa vuol dire pensarla attraverso «una lontana analogia con la nostra causalità secondo fini in generale» (KU §65)? La questione è solo in parte risolta dal valore solo regolativo di tale analogia. Se tale causalità pretende un qualche valore esplicativo, deve almeno poter essere possibile, pur rimanendo un presupposto soggettivo della facoltà di giudicare. Secondo la mia ipotesi interpretativa quella «lontana analogia» va compresa richiamando la possibilità dell’intelletto divino di conservare nell’essere gli enti e di renderne possibile la capacità di causare. La differenza tra principio vitale e forza formativa permette a mio avviso di rintracciare nel concetto di corpo senziente un nesso decisivo tra le due parti della terza Critica.

 

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